Disturbi del Comportamento Alimentare
I Disturbi del Comportamento Alimentare riguardano il 5% della popolazione.
Ciò che li caratterizza è il fatto che l’individuo viva una relazione disfunzionale con il cibo, unitamente ad una estrema preoccupazione riguardo alle forme corporee. Ne seguono un’alterazione dell’immagine di sè, disturbi emotivi e un insieme di comportamenti disfunzionali.
I DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE SONO:
- Anoressia Nervosa
- Bulimia Nervosa
- Binge Eating Disorder (di cui il 65% in comorbidità con obesità)
- Disturbo del Comportamento Alimentare non altrimenti specificato (di cui 20% soffre di obesità)
ANORESSIA NERVOSA: I criteri standard per una diagnosi di anoressia nervosa sono:
– una magrezza estrema (non costituzionale ma volontaria), con rifiuto di mantenere il peso al di sopra di una soglia minima ritenuta normale (anoressico è un soggetto con peso sotto l’85% di quello previsto in base all’età ed all’altezza e/o l’indice di massa corporea (BMI) inferiore a 15,5);
– una forte paura di ingrassare anche in presenza di evidente sottopeso;
– una preoccupazione estrema per il peso e l’aspetto fisico
– il non essere soddisfatti del proprio corpo;
– nei pazienti di sesso femminile, un’amenorrea (sospensione del ciclo mestruale) da almeno tre cicli consecutivi dopo il menarca.
Solitamente c’è il il rifiuto di ammettere la gravità delle proprie condizioni fisiologiche;
BULIMIA NERVOSA
Si caratterizza per episodi in cui il soggetto ingerisce in modo compulsivo una grande e spropositata quantità di cibo, cui seguono vissuti spiacevoli per non essere stato capace di controllare il proprio comportamento.
I criteri diagnostici sono:
– Ricorrenti abbuffate;
– Il consumo di una grande quantità di cibo;
– La sensazione della perdita di controllo;
– Comportamenti compensatori: il vomito autoindotto, l’assunzione di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci tiroidei, il digiuno ed eccessivo esercizio fisico;
– Frequenza: perché si possa diagnosticare la bulimia nervosa, le abbuffate e le condotte compensatorie devono manifestarsi almeno due volte la settimana per tre mesi;
– Preoccupazione smisurata per le forme corporee e il peso: l’autostima viene decisamente influenzata dalle forme e dal peso corporeo,si sente l’esigenza di seguire sempre una dieta ma si ha, nonostante ciò, il terrore costante di ingrassare.
BINGE EATING DISORDER: come nel caso della Bulimia Nervosa, si caratterizza per episodi di abbuffate compulsive, che non sono però seguiti da comportamenti compensatori.
Accanto a queste forme di disagio, che rientrano in quadri diagnostici ben precisi, ci sono tante altre situazioni in cui i criteri per una diagnosi non sono soddisfatti, ma di fatto il cibo viene utilizzato in modo disfunzionale per regolare emozioni negative, come l’ansia, la tristezza, la rabbia o per riempire un senso di vuoto.
Perché questo avviene? Possono esserci tanti motivi.
Il cibo ci dà una immediata sensazione di benessere e di piacere ed è facilmente reperibile.
Non solo. Spesso il cibo ha un significato affettivo. Fin da piccoli una delle prime modalità attraverso le quali riceviamo cura, accudimento e nutrimento affettivo è rappresentata dal preparare e ricevere cibo. Accade così che anche crescendo torniamo al cibo come fonte di rassicurazione nei momenti di tensione, come contenimento per emozioni dilaganti, come calmante, come consolazione o anche qualche volta per tapparci la bocca. Purtroppo, però, nessuna sostanza esterna potrà davvero colmare un vuoto che è interiore e ha radici lontane e spesso dopo aver ingerito questo ci sentiamo in colpa, inadeguati e addirittura appesantiti. E’ chiaro che se fosse così semplice interrompere questo uso disfunzionale del cibo, lo avremmo già fatto da soli e senza l’aiuto di un terapeuta.
Una buona presa in carico del paziente che presenti un Disturbo del Comportamento Alimentare dovrebbe essere globale e multidisciplinare, prevedendo il coinvolgimento di più figure che si occupino dei vari aspetti di questo fenomeno complesso: salute fisica e psichica, nutrizione, psicoterapia.
Tra gli approcci psicoterapeutici più indicati per il trattamento di questi disturbi possiamo annoverare quello sistemico familiare, secondo il quale i sintomi rappresentano il miglior adattamento ad un sistema caratterizzato da specifiche modalità di comunicazione, gestione del conflitto, espressione di bisogni ed emozioni.
“La fame d’amore è molto più difficile da rimuovere che la fame di pane”